In Olanda, dove le case chiuse sono legali e le lavoratrici del sesso pagano regolarmente le tasse, la prostituzione costituisce un'attività di grande impatto economico con un fatturato ragguardevole che contribuisce attivamente all'economia del Paese. La prostituzione viene allontanata dalle strade e si svolge soltanto in luoghi ad essa deputati, con i conseguenti controlli medici, di ordine pubblico e fiscali. In Italia la prostituzione non è reato, si proibisce l'esercizio nelle case chiuse, ma nei fatti si finisce per esercitarla in strada, e oggi a causa dell'immigrazione clandestina sta divenendo concretamente un fenomeno sempre più dilagante. Si dovrebbe regolamentarla assicurando la sicurezza dei cittadini e quella percezione di vivere in un contesto di ordine e rispetto della collettività.
E' di questi giorni la notizia della prima giornata 'porte aperte' organizzata dalle autorità cittadine di Amsterdam per discutere su prodotti e servizi offerti negli esercizi del celebre quartiere a luci rosse, il 'rosse buurt'. Per l'occasione sono stati attivati stand e centri informativi nel più antico rione della città olandese con l'obiettivo di aprire uno spazio di discussione sul mondo del sesso e della prostituzione in generale.
Il 'Red Light District' situato un pò dovunque ma concentrato prevalentemente ai lati della Centraal Station offre ai turisti uno spettacolo racapricciante: di giorno è tutto tranquillo e tende bianche tirate, ma di notte, il quartiere si trasforma dipingendosi del neon rosso che illumina le vetrine dietro le quali decine e decine di prostitute seminude invitano i loro potenziali clienti ad entrare.
Ciò che è curioso, unico e particolare di questo Paese ma soprattutto contradittorio, è il fatto che le numerose case rosse con le loro donne in vetrina circondano a pochissima distanza un luogo sacro, la chiesa 'Oude Kerk' e una zona di purificazione dei peccati, il quartiere delle Beghine.
Nel quartiere più permessivo di Amsterdam, infatti, molte abitazioni vengono proprio adibite a vetrine del sesso, per cui può capitare sovente di veder uscire da una casa comune una mamma con i propri figlioletti o una nonna con i propri nipoti quando proprio nello stesso momento entra un cliente nell'abitazione della signora in rosso che vive al piano inferiore.
Una perfetta convivenza tra abitanti e prostitute ma solo in una zona specifica, nel resto della città, nessuna scena di corpi esibiti senza pudore a ogni angolo di strada anzi anche nelle vetrine vige il divieto per legge di esibirsi integralmente nude.
Il mestiere si pratica all'aperto solo in 11 'zone speciali' e le prostitute olandesi per esercitare devono avere compiuto i 18 anni e possedere l'autorizzazione a risiedere sul territorio.
Se il primo pensiero che passa per la testa è: 'Poverine, mettersi in vendita come della merce!', ci si accorge subito che sul piano morale la dignità non è più ferita qui che altrove, anche se qui si nota maggiormente.
Ogni prestazione fa riferimento ad un tariffario, anche se non è sempre esposto, e invece di negare e vietare, si tollera, s'incornicia.. e si tassa. Infatti le dame pagano le loro debite imposte sui redditi. Forse non dichiarano proprio tutto, ma pertecipano attivamente all'economia del paese. La polizia e i servizi sanitari le conoscono una per una e ogni due mesi è di rigore un controllo medico.
Anche se i risvolti di una politica del passato ancora più tollerante che aveva posto la capitale olandese al centro della 'rivoluzione culturale' dove tutto era permesso e possibile ha portato oggi ad avere un intero quartiere di prostitute, lo stesso è anche il più pattugliato di Amsterdam dove la polizia ha in realtà altre preoccupazioni: quelle della piccola deliquenza e della criminalità, problemi che sono comuni a tutte le città del mondo.
In Olanda si sono fatti ulteriori passi avanti anche se rimangono incerti, nel 2000 sono state legalizzate le case d'appuntamento, ed è stato accertato il riconoscimento del diritto di lavoratrice a chi si prostituisce ma è una legge che stenta a partire, sono pochissime le lavoratrici autonome che si registrano presso l'ufficio delle tasse (unica registrazione prevista), e le norme che lo inquadrano come lavoro dipendente non sono applicate, perché non sono convenienti per i gestori.
In Italia, come riferito in una recente intervista di Achille Serra, prefetto di Roma, le cose sono diverse, la prostituzione non è reato, è un fatto privato e pertanto non ha regolamento, si proibisce l'esercizio nelle case, ma non si assume la responsabilità di dire dove si deve svolgere. Con la conseguenza che nei fatti si finisce per esercitarla in strada.
Questo avvenne con l'entrata in vigore della Merlin che punisce solo il reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e che a mezzanotte del 20 settembre 1958 sbarrà le porte di 560 "case", sopravvissute di un'industria che, nel pieno dell'attività, in Italia fatturava più di 14 miliardi con 730 imprese, 400 imprenditori, 3-4 mila lavoratrici.
Inoltre la conseguenza, fu che chi esercitava la prostituzione non poteva essere schedato, facendo venir meno la schedatura sanitaria.
A questa proposta avvenuta quindi a distanza di quarantasette anni dalla chiusura delle case di tolleranza, si sono riaccese e scatenate polemiche favorevoli e contrarie.
Secondo quelle contrarie una donna in vetrina non è un corpo che si può scegliere al supermercato, non si può risolvere il problema rilegando in quartieri donne soprattutto clandestine ma si dovrebbero invece liberare dalla schiavitù, come fare poi a non considerare l'impatto con i cittadini che abitano nel quartiere destinato ad essere una zona a luci rosse. Eppure in grandi città come Roma il problema si ripresenta quotidianamente, a Padova si è registrato recentemente un fenomeno ancora più particolare, il quartiere a luci rosse (non così 'esposto' come in Olanda, ma piuttosto una sorta di 'so che c'è anche se non lo vedo'), quello vicino alla zona Fiera, si è venuto a costruire spontaneamente: si tratta di circa 130 ragazze, sono quasi tutte extracomunitarie che non si mostrano in vetrina ma da finestre e balconi nell'aspettare i clienti. Anche se il comune ha deciso di limitare ai residenti l'accesso a via Confalonieri - la strada centrale del vizio - dalle 22 alle 5 di mattina con una multa di 71 euro per i fuorilegge in auto, molte famiglie hanno già deciso di abbandonare il quartiere. In tempi brevi lo si potrà veramente chiamare il quartiere del sesso, questo accadrà quando anche l'ultima famiglia avrà traslocato e rimarranno solo le lucciole a far da padrone.
>> Amsterdam, chiudono 51 Vetrine del Quartiere a Luci Rosse <<
>> La Prostituzione in Italia, potrà seguire il modello olandese ?
>> Chi sono le Prostitute del Quartiere a Luci Rosse di Amsterdam <<