Il 22 Novembre si terranno le elezioni politiche in Olanda. Dall'omicidio Van Gogh alla nuova legge anti-burqa. La mancata integrazione al centro della campagna. Secondo gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto, nessuna delle due formazioni politiche riuscirà ad ottenere la maggioranza dei 150 seggi della Camera e si prospetta l'ipotesi di una grande coalizione alla tedesca.
Si terranno domani le elezioni politiche in Olanda, un Paese attraversato negli ultimi anni dalle derive terroristiche dell'Islam radicale e ferito da delitti politici quali l'assassinio del leader politico Pim Fortuyn, ucciso a colpi di pistola nel 2002 e quello del regista Theo van Gogh, avvenuto nel 2004.
La sfida per il governo dell'Aja vede affrontarsi i cristiano democratici (Cda) dell'attuale primo ministro, il cinquantenne Jan Peter Balkenende, e i laburisti (Pvda) del 43enne Wouter Boss, ex manager della compagnia petrolifera Shell, che da quattro anni ha preso le redini del partito.
Gli ultimi sondaggi indicano ancora in testa i cristiano-democratici alla guida di una colazione di centro-destra, anche se i laburisti sembrano in rimonta. In anticipo rispetto ai risultati alcuni analisti politici ritengono che nessuna delle due formazioni politiche riuscirà ad ottenere la maggioranza dei 150 seggi della Camera e si prospetta l'ipotesi di "Grosse coalition", una grande coalizione simile a quella attuata in Germania.
Nel corso della campagna elettorale il governo olandese ha puntato molto sui temi dell'immigrazione e della sicurezza che qualche mese fa gli erano costati una crisi politica che domani li costringerà alle elezioni anticipate. Non a caso proprio nei giorni scorsi l'esecutivo dell'Aja ha deciso di mettere al bando il burqa, il velo islamico integrale, ritenuto un ostacolo all'integrazione della comunità musulmana e all'ordine pubblico dell'Olanda.
La scorsa settimana il consiglio dei ministri ha accolto infatti una proposta del ministro dell'immigrazione Rita Verdonk - nota per le sue posizioni rigide nei confronti degli immigrati - che prevede il divieto di indossare in luoghi pubblici o semi-pubblici di indumenti che coprano il viso. Il governo dell'Aja ritiene che «questo tipo di indumenti, tra cui il burqa non è consigliabile per ragioni di sicurezza, di ordine pubblico e di protezione dei cittadini», ha spiegato un portavoce.
Da tempo sull'argomento è in atto un dibattito nel Paese e l'annuncio è avvenuto a pochi giorni dalle elezioni legislative. Rita Verdonk, soprannominata anche "Rita d'acciaio", ha definito il burqa un simbolo di divisione tra l'Occidente e l'Islam, giudicandolo quindi non in armonia con l'integrazione dei musulmani in Olanda, oltre che con l'emancipazione delle donne.
Qualche mese fa, un consistente numero di parlamentari aveva sostenuto una mozione presentata dal deputato, ed erede politico di Pim Fortuyn, Geert Wilders, per il quale il controverso indumento è «medievale». Stando ai sondaggi il neonato Partito della Libertà di Wilders, che ha fatto dell'immigrazione il cavallo di battaglia della campagna elettorale, potrebbe aggiudicarsi 6 seggi parlamentari ed entrare in maniera significativa nell'arena politica olandese. Gli stessi temi, quelli dell'immigrazione e dell'integrazione, hanno rappresentato invece il punto debole del governo di Balkenende nei mesi passati ed hanno portato alla crisi politica il cui epilogo saranno le elezioni anticipate di domani.
La frattura si aprì lo scorso luglio con il "caso Hirsi Ali" che portò al ritiro dalla coalizione del partito liberal-progressista D66 lasciando all'improvviso senza maggioranza parlamentare l'esecutivo di Balkenende. In precedenza il più piccolo fra i tre partiti della coalizione governativa aveva chiesto le dimissioni del ministro dell'Immigrazione Rita Verdonk che intendeva ritirare la cittadinanza all'ex deputata d'origine somala Ayaan Hirsi Ali, la battagliera accusatrice dell'integralismo musulmano e già sceneggiatrice del film-denuncia sulla condizione delle donne nell'Islam per il quale perse la vita il regista Theo Van Gogh. Per mantenere la sua fama di bulldozer in materia di immigrazione, la Verdonk non voleva mostrarsi permissiva di fronte all'ammissione fatta da Hirsi Ali di aver mentito sulle sue generalità per ottenere asilo politico in Olanda nel 1992. Ma il partito D66 andò fino in fondo e di fronte alle mancate dimissioni della Verdonk, lasciò la coalizione. La successiva marcia indietro del ministro Verdonk non servì a tenere unito il governo che si frantumò e qualche giorno dopo presentò le dimissioni alla regina Beatrice.
Ormai da anni il dibattito sull'immigrazione resta acceso in Olanda, dove nel novembre del 2004 il regista e scrittore Theo van Gogh, 47 anni, fu sgozzato e poi finito a colpi di pistola da un estremista islamico. L'omicida, Mohammed Bouyeri, 28 anni, assassinò van Gogh per punirlo in quanto autore di "Submission" (in italiano "Sottomissione"), un cortometraggio che denuncia la condizione di oppressione alla quale sono costrette le donne nel mondo musulmano.
Minacce di morte giunsero anche alla co-sceneggiatrice di "Submission" Hirsi Ali, allora deputata, che fu prima costretta a vivere sotto scorta, e poi, a seguito della controversia con il ministro dell'immigrazione, decise di lasciare la sua carica parlamentare per recarsi in esilio volontario negli Stati Uniti.
A distanza di tempo dai brutali omicidi di Fortuyn e van Gogh, a dominare la campagna elettorale non sono state solo le tematiche legate all'immigrazione, a tenere banco è stata anche l'economia con una crescita del Pil prevista per quest'anno al 2,6%, la ripresa dei consumi e un tasso di disoccupazione che potrebbe scendere sotto il 5%. Ma pochi hanno dubbi che il voto di domani rivelerà come gli olandesi hanno vissuto le inquietudini e i drammi sociali degli ultimi anni.