Non verrà più abbattuto ad Amsterdam l' "albero di Anne Frank", l'ippocastano che la giovane ebrea ammirava dal nascondiglio dell'alloggio segreto.
Ormai è quasi certo: non vi è alcuna possibilità di salvare il grande ippocastano (150 anni!) che ombreggia con le sue foglie rigogliose il cosiddetto "Alloggio segreto", ovvero il retro della casa in Prinsengracht, oggi museo, dove la giovanissima Anne Frank, la famiglia e altre quattro persone si nascosero per cercare, vanamente, di sfuggire alla deportazione da parte della Gestapo ad Amsterdam, occupata dai nazisti.
La storia è universalmente nota: la giovane autrice del celeberrimo e universalmente noto "Diario" visse in clandestinità dal luglio 1942 al 4 agosto 1944, quindi più di due anni, in quanto condannata come ebrea alla tragica sorte che coinvolse i suoi correligionari in quegli anni terribili di guerra e persecuzione. Con lei i genitori, la sorella Margot, la famiglia Van Pels, soprannominata nel libro Van Daan, e il dentista Pfeffer. Fino a quando vennero scoperti in seguito a una soffiata e deportati tutti: si salvò dalla morte nei campi di sterminio (Auschwitz, Bergen Belsen, Mauthausen) solo il padre, Otto, che comprendendo l'immenso valore dell'eredità lasciata dalla quindicenne figliola, ricca di talento e acuta osservatrice, ne rese una preziosa testimonianza all'umanità di quanto avvenuto.
Anche l'edificio al numero 263 di Prinsengracht non ebbe vita facile: negli anni Sessanta venne avanzata la proposta della sua demolizione, scongiurata grazie alla tenacia del padre e di un gruppo di persone che ne resero possible l'istituzione a museo, considerata l'importanza storica.
Per l'adolescente costretta all'immobilità per un periodo così lungo l'ippocastano divenne importante in quanto simbolo della libertà e dell'amore per la natura, a lei crudelmente negate. Anne amava ammirarlo, e annotarne i progressi della crescita: nel diario ne scrisse spesso, e a volte lo mostrava alla sua protettice Miep Gies (una delle persone che rifornivano le otto persone di cibo e altri beni di necessità) entusiasta delle meraviglie della fioritura, specie in primavera. Si è fatto il possibile per salvare l'albero , ma pare non ci sia più niente da fare: è molto malridotto a causa di un micidiale fungo e se non viene abbattuto rischia di essere pericoloso per l'incolumità dei passanti: per fortuna alcuni germogli erano già stati trapiantati in Israele. Inoltre, una versione "virtuale" dell'ippocastano è disponibile in rete; il visitatore può appropriarsi in un certo senso di una foglia lasciandovi il proprio nome, la data di nascita e la nazione di provenienza.
Bianca Mereu
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